Fair Play Finanziario

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  1. Ieronimoy
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    PAOLILLO CI SPIEGA IL FAIR PLAY FINANZIARIO, DAGLI STADI AGLI AUMENTI DI CAPITALE: "RIFORMA NECESSARIA. IL VANTAGGIO DI BARCELLONA E REAL E'..."
    19.06.2010 20:32 di Daniele Mari
    Fonte: il sole 24 ore - fcinter1908.it

    Da quando Massimo Moratti ha utilizzato il termine "fair play finanziario" per giustificare l'esigenza di una cessione, molti tifosi si stanno chiedendo che cosa voglia realmente dire questo termine.Il Sole 24 ore, con la collaborazione di Ernesto Paolillo, amministratore delegato dell'Inter, ha cercato di rispondere a questa domanda, spiegando dettagliatamente le nuove normative Uefa in termini di bilancio, anche e soprattutto per quanto riguarda la tempistica:

    Ecco l'articolo del Sole 24 Ore e le parole di Ernesto Paolillo:

    Troppi debiti. Troppi "nababbi" che ripianano le "voragini" di bilancio, ma solo fino a quando hanno soldi o ne hanno voglia. Con il rischio di fare implodere il giocattolo. Così, l'industria "pallonara" è corsa ai ripari. Michel Platinì, da presidente dell'Uefa, ha voluto che il fairplay (o presunto tale) uscisse dal campo per entrare nei conti delle squadre. Il 27 maggio scorso il Comitato esecutivo Uefa ha dato l'ok, d'intesa con l'Associazione club europei (Eca), alle linee guida del progetto: i club non devono spendere più di quanto ricavato; nessun debito arretrato durante la stagione, verso i club, i dipendenti e/o autorità sociali e fiscali; maggiore trasparenza finanziaria da parte delle società.

    I tempi del fairplay economico

    Ora le linee guida vanno specificate e concretizzate: il passaggio era atteso in settimana ma non se ne fatto ancora nulla. Comunque, gli step essenziali potrebbero essere i seguenti: nel bienno 2010- 2012 non dovrebbe esserci alcuna applicazione delle limitazioni; solo una supervisione dell'Uefa che, ne caso di una gestione eccessivamente "allegra", potrà sfociare in un warning preventivo. Come a dire: «attenzione, se continui così non ce la farai a perseguire gli obiettivi richiesti».

    Una riforma graduale
    Già, gli obiettivi. Nel 2018-2019 si dovrà centrare il break even tra ricavi e spese. Un target che, ovviamente, verrà raggiunto gradualmente. Nel triennio 2012-2015 le perdite, cioè l'eventuale eccesso delle spese rispetto ai ricavi, non potranno superare il valore complessivo di 45 milioni, con una media di 15 milioni all'anno. Se, però, nel primo anno la società avrà un rosso di 45 milioni, nelle successive due stagioni potrà spendere più nulla. Questo meccanismo, tuttavia, sarà applicabile solamente nel caso in cui si proceda ad un aumento di capitale che ripiani la perdita stessa; altrimenti, il limite massimo è di 5 milioni.

    Un "cuscinetto" da tre miloni

    Nel trienno 2015-2019 il tetto massimo complessivo delle perdite sarà di 30 milioni. Anche qui, però, vale solo nell'ipotesi di aumento di capitale. Alla fine di questo graduale apprendistato di fairplay finanziario, si dovrà raggiungere il pareggio tra costi e ricavi. Anche se, poi, potrebbe essere ammesso un rosso di 3 milioni all'anno da valutare caso per caso. Una sorta di "cuscinetto" per quelle società che, magari retrocesse, devono dribblare un calo dei ricavi.

    Gli Under 18 non saranno dei "costi"...

    Fin qui i numeri, ma quali gli elementi che andranno a costituire costi e ricavi? In generale, secondo quanto risulta al sole24ore.com, gli stipendi, le spese d'acquisto, gli ingaggi dei giocatori under 18 non dovrebbero essere contabilizzati come spese. Si tratta di un'impostazione volta a favorire gli investimenti nei settori giovanili.

    ...così come le spese per la costruzione di nuovi impianti

    Alla stesso modo non saranno contabilizzati come costi gli investimenti per la costruzione di un impianto sportivo, per il tempo in cui sarà ammortizzata la spesa.

    Ma se questi sono alcuni degli elementi che caratterizzeranno il fairplay finanzario di Platinì, quale l'effetto reale sui conti? L'idea della Uefa, e dell'Eca, è quella di ricondurre il business nei giusti binari, dando l'opportunità anche a chi ha meno risorse di dire la sua. Il risultato, tuttavia, non è così lineare. L'applicazione delle nuove regole a paesi con normative differenti crea, giocoforza, delle distorsioni.

    La parola a Ernesto Paolillo, ceo e direttore generale dell'Inter
    La legge spagnola, per esempio, considera i versamenti dei soci delle società cooperative non alla stregua dell'aumento di capitale, bensì come ricavi. Quindi per i club iberici, quali per esempio Barcellona o Real Madrid, il vantaggio non è da poco: potranno far passare per fatturato ciò che le altre società devono inserire nei costi.

    «Si tratta di una situazione - dice Ernesto Paolillo, amministratore delegato e direttore generale dell'Inter, nonché presidente della commissione congiunta tra Uefa e Eca - cui non può porsi rimedio dall'esterno: la legge civilistica in Spagna è quella. L'unica possibilità è che gli altri club spagnoli, non costituiti in forma cooperativa, sollevino loro il problema della disparità di trattamento». E la strada dell'azionariato popolare in Italia, non è perseguibile? «Non lo credo: non siamo preparati ad un simile approccio. In particolare, non vedo una tifoseria pronta a compire un tale passo».

    Il ritardo sugli stadi
    Ma non è solo la questione dei soci. È indubbio che chi può vantare uno stadio di sua proprietà ha un vantaggio non da poco: in Italia, solo la Juventus si trova in questa situazione: «In effetti è un handicap, ma è colpa nostra - sottolinea il manager dell'Inter- . Paghiamo l'incapacità nell'affrontare la questione e la mancata programmazione». Eppure si parla di un disegno di legge per gli stadi da parecchio tempo... «Sì ma non siamo in grado di fare sistema - dice Paolillo -. L'industria del pallone è troppo divisa: basta vedere come cosa succede in Lega dove, per arrivare a prendere qualsiasi decisione, sono necessari tempi lunghissimi e mediazioni infinite. Il problema dei nuovi impianti è solo un'espressione particolare di questa situazione generale».

    Da cui conseguono effetti negativi non da poco...«Da un lato - spiega Paolillo -, siamo costretti a pagare gli affitti degli impianti, facendo aumentare la voce di spesa dei club; dall'altro, non possiamo far vivere lo stadio per l'intera settimana e rinunciamo a importanti potenziali ricavi. Basta pensare, per esempio, alla costruzione di palestre o ristoranti. Per non parlare, poi, dell'impossibilità di inserirsi stabilmente nel giro dei grandi concerti di musica». Insomma, di nuovo: mentre all'estero, in Spagna o Inghilterra, lo stadio non è solo calcio, nella penisola tutto ciò non avviene. E, alla fine, si fa (o si è costretti a fare) il contrario di quella che è nella filosofia del fairplay finanziario: si spende di più, a fronte di minori ricavi.

    Il problema della contraffazione dei gadget
    E non è finita qui. Le note dolenti arrivano anche dalle sponsorizzazioni e dal merchandising. Come indica una ricerca di StageUp - Sport & Leisure Business, la percentuale media del fatturato per i club italiani, al netto di diritti tv e biglietti, si attesta a quota 21,6 per cento. Una cifra ben più bassa di quella della Bundesliga (45,4%); ma anche inferiore a ciò che accade nella Premier league inglese (27,6%) e nella Liga ( 22,4%) spagnola. «Sono indicazioni che non mi stupiscono -afferma Paolillo -. In Italia la contraffazione dei gadget delle società è un grosso problema. Fuori dagli stadi ci sono troppe bancarelle che vendono magliette e sciarpe non ufficiali. Su questo punto voglio però essere chiaro». Vale a dire? «I club non possono farsi carico del probelma: è necessaria una nuova legge che contrasti il fenomeno; è lo Stato che deve intervenire».

    Una riforma «necessaria e non più derogabile»

    Alla fine, insomma, viene da chiedersi se questa riforma non sia un male per il calcio italiano... «Non facciamo confusione -ribatte il manager dell'Inter- . Si tratta di una normativa necessaria e non più derogabile. L'Uefa si è accorta che in Europa, ma anche in alcune squadre di serie minori in Italia, i problemi di bilancio ci sono e sono notevoli. Bisognava evitare che, un po' come è stato per il virus dei subprime nella finanza, si lasciasse spazio all'effetto valanga. L'intervento è giusto e va sostenuto: per il bene dell'industria del calcio».

    Edited by Ieronimoy - 21/6/2010, 09:27
     
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    ecco, questa è una bella discussione!

    Ho letto anche io stamattina questa lunga spiegazione del nostro grande Paolillo.

    Io credo che sia giusto così perchè bisogna assolutamente ridare un tono al pianeta calcio, rovinato a suo tempo dall'ingresso di quel ma*ioso di berlusconi che lo ha fatto diventare solo un business.

    La parte più interessante, oltre agli acquisti degli U18 che non vengono considerati nei costi, è sicuramente quella degli stadi. Con gli stadi di proprietà le maggiori squadre italiane avrebbero ricavi molto maggiori e vicini a quelli esteri. Ma, come dice paolillo, l'Italia non è in grado di fare delle operazioni che abbiano un senso logico, e quindi il calcio italiano resterà sempre sotto a Spagna e Inghilterra. Fortunato chi, come noi, ha un proprietario coi soldi che può investire sul mercato...
     
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    Invece quella degli acquisti under18 non considerati nei costi è una gran puttana*a perchè porterà ad un aumento incredibile dei prezzi dei giovani.
     
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    Il rischio è quello...

    E poi sinceramente penso che siano i club stessi che debbano decidere di investire sui giovani senza essere "spinti" da nessuno.
    Si tratta di logica, se i club non c'arrivano da soli cacchi loro.

    Comunque il fair-play finanziario teoricamente è un'ottima idea, ma molto ottimistica. Se nel 2012 in teoria il debito massimo dovrebbe essere di 45 milioni, come faranno quelle società come Manchester, Real o Liverpool, tutte con debiti allucinanti che toccano anche il mezzo miliardo?

    Se non sbaglio il Manchester ha un debito di 500 milioni (più o meno). Come farà in due anni a passare da 500 a 45 (e 45 è il massimo!)?
     
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  5. maxalbex
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    CITAZIONE (MisterMadder @ 20/6/2010, 12:18)
    Il rischio è quello...

    E poi sinceramente penso che siano i club stessi che debbano decidere di investire sui giovani senza essere "spinti" da nessuno.
    Si tratta di logica, se i club non c'arrivano da soli cacchi loro.

    Comunque il fair-play finanziario teoricamente è un'ottima idea, ma molto ottimistica. Se nel 2012 in teoria il debito massimo dovrebbe essere di 45 milioni, come faranno quelle società come Manchester, Real o Liverpool, tutte con debiti allucinanti che toccano anche il mezzo miliardo?

    Se non sbaglio il Manchester ha un debito di 500 milioni (più o meno). Come farà in due anni a passare da 500 a 45 (e 45 è il massimo!)?

    vedrai che ci saranno delle società che potranno spalmarle in piu anni... :sleep:
     
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    Il debito del Manchester è di 700 milioni e quelle società faranno come la Roma: passeranno i loro debiti alla società che li controlla ed in questo modo la società calcistica sarà considerata sana.

    Anche se dato che i Glazer hanno passato i loro al Manchester, non credo se li riprenderanno e quindi c'è il rischio che la società vada in regime fallimentare e debba essere venduta.
     
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    beh ca22i loro che si indebitato fino al midollo!
     
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    CITAZIONE (Goldenboyv88 @ 20/6/2010, 12:43)
    beh ca22i loro che si indebitato fino al midollo!

    Ora che guardo bene i debiti sono saliti a 819 milioni di euro, anche se la situazione del Manchester è mooolto strana e particolare.

    Comunque il Chelsea aveva un debito ma è stato ripianato interamente. Il debito Liverpool sappiamo che ammonta a quasi un miliardo ( 1000 milioni ! ) di euro. Quello dell'Arsenal è di poche decine di milioni. Quello del Manchester City è di circa 148 milioni di euro ma lo sceicco non avrà problemi a ripianare dato che il fondo monetario da cui attinge è pressochè inesauribile :biggrin:

    La situazione del Real Madrid non è molto chiara ma pare che abbia 600 milioni di euro di debiti dal passato ed abbia impegnato i propri diritti di immagine e di TV dei prossimi anni con le banche per finanziare la faraonica campagna acquisti da 250 milioni di euro dell'anno scorso. Il Barça ha una sessantina di milioni di euro di debiti, ma non ha problemi a ripianare.

    Le società di Bundesliga invece sono tute più o meno a posto con i conti.
     
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    no ma spetta...
    io per il chelsea la sapevo molto differente...
    cioè il chelsea non è in debito con le banche... però è in debito con Abramovich...
    almeno io la sapevo così... cioè lui ha ripianato un po' i bilanci ma cmq gli altri azionisti sanno che se lui se ne va finiscono in malora!

    cmq fino all'anno scorso noi eravamo circa 150 mln sotto..
     
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  10. thiaghigna8
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    mano male che paolillo ci a spiegato bene com'e la situazione!!
     
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    CITAZIONE (MarcaSolkanar @ 20/6/2010, 13:28)
    no ma spetta...
    io per il chelsea la sapevo molto differente...
    cioè il chelsea non è in debito con le banche... però è in debito con Abramovich...
    almeno io la sapevo così... cioè lui ha ripianato un po' i bilanci ma cmq gli altri azionisti sanno che se lui se ne va finiscono in malora!

    cmq fino all'anno scorso noi eravamo circa 150 mln sotto..

    Per Abramovic la situazione ora è in pareggio.

    Comunque sì, come l'Inter ha debiti verso MM, il Chelsea aveva debiti verso Roman Abramovic.

    Checchè se ne dica i nostri debiti non sono con le banche ( o almeno, per quanto ne so, solo in minima parte sono con banche ) e non sono proprio debiti come possono esserlo quelli ad esempio del Real.
     
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    si si, paolillo già qualche mese fa difese l'Inter dalle accuse di quel gobbo di platini che ci aveva accusati di fare debiti con le banche!
     
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    La situazione del Manchester United è una delle peggiori possibili, i Glazer hanno riempito lo United di debiti propri (arrivati da perdite bancarie e perdite per via di un club di Baseball che hanno in America) e ora Ferguson e quei pochi che ci tengono alla squadra hanno le pezze al cu*o, tra l'altro i Glazer non vogliono assolutamente vendere purtroppo.
     
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  14. Ieronimoy
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    Presentato il Fair Play finanziario: così l'Inter adegua il suo mercato
    L'Uefa ha reso note le linee guida: dopo il 2012 nessun club potrà spendere più di quanto guadagna, con occhio di riguardo anche al monte ingaggi. Per questo i nerazzurri pensano a una cessione importante

    24.06.2010 19.02 di Fabrizio Romano
    Fonte: FcInterNews.it - Uefa.com


    Avrete sentito parlare, in questi giorni, di Fair Play finanziario, al quale l'Inter si sta attenendo fermamente. Ebbene, nel pomeriggio l'Uefa ha pubblicato il nuovo Regolamento sulle Licenze per Club e sul Fair Play Finanziario, in cui vengono esplicati i requisiti e i criteri necessari per l’implementazione e il funzionamento delle misure legate al Fair Play finanziario Uefa, strumento volto a garantire la stabilità del calcio negli anni a venire. Ecco quanto si legge, come anteprima del testo, sul sito Uefa: "Le misure entreranno in vigore gradualmente nel corso dei prossimi tre anni e il provvedimento centrale, quello sul ‘pareggio di bilancio’, diverrà pienamente operativo per le dichiarazioni finanziare legate al periodo che finirà nel 2012 e che verranno valutate durante la stagione di competizioni per club Uefa 2013/14. Da quella stagione in avanti, i club che non soddisferanno i requisiti necessari, sulla base dei bilanci delle due annate precedenti, potranno essere sanzionati". Una norma quindi molto importante, alla quale porre moltissima attenzione come la società nerazzurra sta facendo in questa campagna acquisti, ma anche nella passata con la chiusura del bilancio in attivo grazie alla straordinaria operazione della cessione di Zlatan Ibrahimovic.

    Ma passiamo alla spiegazione. 'Fair Play finanziario', sì, ma di cosa si tratta realmente? "Il pareggio di bilancio prevede che un club non possa spendere più denaro di quanto ne guadagna - spiega la norma Uefa - Le società verranno inoltre valutate attraverso una sorta di coefficiente di rischio, che terrà in considerazione il debito accumulato e il monte ingaggi, e dovranno dimostrare di rispettare le scadenze di pagamento di qualsivoglia natura. Il regolamento e i criteri in esso presenti sono stati ideati per stimolare la pianificazione a lungo termine in ambiti quali la gestione dei settori giovanili e il mantenimento/miglioramento delle infrastrutture sportive". Prima di spiegare il tutto, è necessario citare la precisazione del presidente Uefa Michel Platini, che sottolinea come l'intento della commissione Uefa non sia quello di punire i club, bensì di "proteggerli, così che il calcio stesso potrà riappropriarsi nella nuova era del senso comune in fatto di questioni economiche".

    Quindi, non sarà possibile vedere un mercato da Paperon de' Paperoni come quello messo in atto un'estate fa da Florentino Perez (vi siete chiesti perchè abbia il freno a mano leggermente tirato, quest'anno?) ma soprattutto non si potrà spendere più di quanto si guadagna. Questo requisito è importante per comprendere la ventilata ipotesi di cessione di Maicon che l'Inter sta prendendo in consideraizone: il giocatore andrebbe ceduto perché può fruttare tanti soldi, sui 30 milioni, quando ha ormai 29 anni, e così da poter sommare un'ottima cifra insieme alle cessioni dei vari Quaresma, Burdisso e tutti gli altri appuntati da Marco Branca (sgravando il bilancio anche dei loro 'costosi' stipendi, aspetto da non sottovalutare). In questo modo, si potrà programmare anche un mercato in entrata all'altezza: diventano realizzabili così obiettivi come Javier Mascherano, un terzino e forse anche un esterno, e ci si potrà soprattutto adeguare già da ora a delle norme che potranno portare conseguenze catastrofiche a società poco attente (e al momento ce ne sono tante). Ma anche in questo, l'Inter si mostra all'avanguardia e già pronta alla drastica rivoluzione promessa da Platini e prontamente attuata.
     
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    Continuo a non capire. Noi vinciamo la champions e abbiamo un ricavo annuo di circa 100 milioni tra premi e incassi.

    La Juve non vince nulla e per ora ha un passivo di 35 milioni sul mercato. Senza contare il passivo di 50 milioni dello scorso anno.
    Senza parlare del manchester City, che l'anno scorso spese qualcosa come 200 milioni e quest'anno è già a quota 130, senza contare Balo.

    Ma squadre come Juve, City o Barcellona (75 milioni lo scorso anno, 40 quest'anno) non hanno problemi di questo tipo?

    Capisco che per ora non succede nulla, ma se si stanno indebitando ora così tanto, come faranno a rientrare?
     
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